03 Nov Coordination Meeting di In&Out in Svezia
Il progetto “In&Out Boosting youth and migrants integration through cultural and volunteering activities” di cui Beecom è partner insieme ad altre 4 associazioni europee da Spagna, Francia, Svezia e Italia è giunto a compiere un anno di età. Per fare il punto sulle attività realizzate e quelle ancora in programma si è svolto a Stoccolma un meeting di coordinamento.
Un coordination meeting è, semplificando, una lunga riunione in cui, riprendendo i fili srotolati attraverso lunghe mail e periodiche Skype Call si tirano le somme guardandosi negli occhi. Nell’incontro svedese si è quindi discusso della fase di test dei moduli educativi che ogni associazione ha elaborato, per quanto concerne noi di Beecom, questa fase ha visto la realizzazione (ad oggi) di 15 workshop realizzati in collaborazione con realtà territoriali che si occupano di accoglienza dei migranti e di giovani, in particolare con: SPRAR Mugello, Diaconia Valdese di Firenze, Cooperativa Albatros, Associazione Piuma, CISV, Salesiani di Scandicci.
Un lavoro di moltiplicazione (il “multiplier effects“) delle metodologie educative che ha riguardato più di 15 educatori e oltre 100 beneficiari, e che continuerà nelle prossime settimane.
A Stoccolma abbiamo inoltre ascoltato come la fase di test è stata realizzata negli altri paesi coinvolti, analizzando le modalità con cui i percorsi educativi sono stati declinati a seconda delle esigenze e delle caratteristiche dei contesti sociali in cui i colleghi del progetto si trovano a lavorare.
Se da un lato quindi i partecipanti dei workshop che noi abbiamo realizzato nel territorio di Firenze sono principalmente giovani maschi fra i 20 ed i 35 anni provenienti dall’Africa, i colleghi svedesi (DUG – Dancers Without Borders) lavorano moltissimo con minori non accompagnati provenienti, in buona parte, dall’Afghanistan, mentre ADILES, in Guadalupa, ha coinvolto perlopiù giovani donne. Insomma, adattare al meglio i moduli educativi affinché rispondano alle esigenze del contesto locale è stato uno dei punti di discussione e confronto.
L’incontro ha compreso un paio di interessanti study-visit: quella ad un centro giovanile “Dörren” (ovvero “la porta”) nel cuore della città vecchia, Gamla Stan. Dörren, grazie a 12 educatori dipendenti, che vi lavorano a tempo pieno, coinvolge giovani (sia svedesi che stranieri) in moltissime attività, dalla danza al design, dalla fotografia al montaggio di podcast, passando per l’organizzazione di uscite e attività ludico-ricreative.
Abbiamo poi conosciuto due giovani volontarie dell’Associazione di Stoccolma per i Minori non accompagnati, una di loro, oggi nel board, è anch’essa arrivata in Svezia – dall’Afghanistan – sola, da bambina. Le ragazze ci hanno spiegato la condizione non semplice di questi minori che spesso, dopo tre anni in cui attendono un verdetto sulla possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, vengono respinti, e di come si sia giunti a questo tipo di politiche: la svolta è stata la crisi dei rifugiati del 2015 (anno in cui la Svezia ha ricevuto quasi 163mila richieste di asilo). Da allora sono emerse posizioni critiche sull’integrazione anche nei partiti principali, il governo ha introdotto controlli alla frontiera e i permessi residenziali da permanenti sono diventati temporanei.
Un ulteriore momento di incontro è stata poi la serata di Dance-Battle fra giovani appassionati di break-dance, fra loro adolescenti di diverse provenienze che, in un grande gioco fatto di ballo e interazione, si sono sfidati dando vita ad una serata in cui la danza ha mostrato tutte le sue possibilità di aggregazione e promozione del dialogo, in un modo che supera le barriere culturali e linguistiche.
No Comments