Associazione Beecom: come tutto è iniziato.

Associazione Beecom: come tutto è iniziato.

E’ nel luglio 2009 che, fra le tante mail quotidianamente scandagliate con occhi assuefatti, compare l’invito della Rete Filigrane ad un campo residenziale di tre giorni a Castiglion della Pescaia.La parola “comunicazione” nel titolo ci stimola a partecipare, convinti anche dalla non secondaria attrattiva di tre giorni in riva al mare. La spiaggia e gli ombrelloni, nelle dense giornate del seminario, in realtà non abbiamo proprio il tempo di vederli, ma rimaniamo colpiti dal modo nuovo e coinvolgente di lavorare dell’intero gruppo e, sebbene ancora un po’ confusi, ci viene voglia di partecipare. E’ proprio nel continuo brain-storming sulla partecipazione giovanile che ci viene in mente di usare le nostre competenze professionali (siamo un gruppo di giornalisti, video-makers, grafici e animatori) per un progetto da sviluppare dentro la Rete.

L’idea è quella di lavorare sulla rappresentazione dei giovani, come sono presentati dai media e come sono visti dai politici che pensano ed attuano scelte anche per loro. Ci chiediamo quanto in quest’immagine si riconosca davvero chi ha meno di trent’anni e se non esista un modo per dar loro strumenti e spazi per potersi definire secondo canoni narrativi propri.

Nasce così, finanziato attraverso il bando APQ 2009, il progetto “I giovani, chi?” che prevede un laboratorio di scrittura finalizzato alla stesura di una sceneggiatura per un documentario. Il fine è quello di realizzare un video che racconti il punto di vista dei giovani, che sia poi distribuito a tutti gli assessori alle Politiche Giovanili della Toscana: una sorta di filo diretto con cui i ragazzi possano raccontare chi sono e quali sono i loro problemi, i loro punti di vista, i loro dubbi e i loro sogni.

Durante il laboratorio, in cui si ride, si parla, ma soprattutto si scrive tantissimo, i ragazzi imparano le tecniche e le teorie per la realizzazione di un video, ma soprattutto riflettono su temi come la scuola, l’università, il lavoro, l’amicizia.

Decidono di declinare le loro riflessioni in un film costruito come un videogioco: un linguaggio che conoscono e con il quale sono a proprio agio. Il protagonista del gioco, il loro avatar, si chiama Nando e, una volta terminato il Liceo, si trova di fronte una serie di scelte – università o lavoro? Cohousing o casa dei genitori? Facoltà Umanistica o Scientifica? – che rappresentano i livelli del videogioco. Per affrontare le prove può raccogliere informazioni da coetanei o esperti, facendo così irrompere la realtà dei nostri tempi nella fiction.

Si tratta di lavoro che, speriamo, potrà esser utile, come da progetto, a quegli amministratori che hanno a cuore le politiche giovanili, ma anche ad educatori e formatori che potranno utilizzare il video per stimolare discussioni e dibattiti.

A noi, sicuramente, questo progetto è servito anche per dare il via al nostro percorso: da questo primo seme è germogliata un’associazione – Beecom – che ad oggi ci tiene quotidianamente impegnati e che collabora con molte altre realtà del terzo settore e con numerose istituzioni pubbliche nell’ambito della comunicazione e della formazione.

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